Con il tempo ho imparato ad assecondare la mia debolezza per la cosmesi assegnandomi un budget mensile da non sforare, un po' come quando vai al Casinò per la prima volta e hai paura di perdere il controllo. Ci saranno 15 rossetti in quel cestino. Che cosa se ne farà? Soprattutto, quante volte li userà?. Con molta probabilità finiranno la loro carriera sepolti in modalità fossile sul fondo di una borsetta.
Questa scenetta da supermercato apparentemente frivola mi ha però scatenato una riflessione ben più seria. Avete mai sentito parlare del Lipstick Index?
Leonard Lauder lo ideò per spiegare l'aumento delle vendite dei rossetti dei brand del marchio Estée Lauder durante la recessione economica dei primi anni 2000. Il grafico permise di rilevare che tali vendite registravano un aumento inversamente proporzionale alla crescita economica.
Antesignano del Lipstick Index fu l'Hemline Index, misuratore presentato dall'economista George Taylor nel 1926, che sfruttò l'orlo delle gonne come indicatore economico: crisi economica = gonna più lunga; benessere economico = gonna più corta.
Preciso ed efficace con la crisi del '29, oggi è stato decisamente sorpassato dagli indicatori cosmetici.
Preciso ed efficace con la crisi del '29, oggi è stato decisamente sorpassato dagli indicatori cosmetici.
La chiave di lettura è chiara: compriamo un prodotto non costosissimo ma gratificante, in grado di farci sentire belle e seducenti anche senza spendere un patrimonio in abiti, scarpe, parrucchieri ed estetiste. Acquistare un rossetto (o più di uno) diventa una sorta di premio all'autostima, necessario all'equilibrio psico-fisico spesso minato dall'andamento altalenante dell'economia nostrana. Una risposta glamour a una picchiata economica che non siamo in grado di domare.
Amica dai 15 rossetti, hai tutto il nostro sostegno. Colorati la giornata di rosso, fucsia e arancio perché a ingrigirtela ci pensa la Borsa... e non è Louis Vuitton.

