Metti tre amiche, un sabato sera umidiccio e una voglia gravidica di pasta con i ricci, quella che pervade ogni cagliaritano a partire dalla fine di ottobre.
Perse tra le viuzze del quartiere Marina, io, Viola e Lucrezia decidiamo di fermarci a mangiare un piatto di spaghetti in un ristorantino. Si sta liberando un tavolo e il cameriere ci dice di aspettare. Una volta libero, facciamo per sederci, ma il proprietario si scaglia sopra di noi con la furia di un vichingo: "Chi vi ha detto di sedervi? Questo tavolo è riservato". Rispondiamo che era stato il cameriere ad assegnarcelo. Il proprietario totalitarista risponde che è lui a decidere. Di primo acchito ci sentiamo di scusarci, poi usciamo stizzite dal locale, ovviamente salutando Tina Cipollari e Gianni Sperti seduti lì accanto, anche loro pervasi dalla voglia gravidica di cui sopra.
Ripieghiamo sul ristorantino di fronte, ancora inviperite per quanto accaduto. Innaffiamo i nostri spaghetti e il nostro disappunto con un Torbato brut ghiacciato. E delirio fu. Non so se ci abbia turbato il Torbato, se sia stato il nervosismo per l'episodio dell'altro locale, se si sia trattato di un effetto collaterale della Tachipirina, fatto sta che da questa spaghettata non ci siamo mai riprese e ancora oggi, a due giorni di distanza, ne accusiamo i postumi.
Viola poggia la forchetta, butta giù un po' di vino e annuncia seria come una inviata di guerra: "Ragazze, io ho molti problemi". Ci prende un po' a ridere nervosamente ma ci accorgiamo che qualcosa non va. Usciamo a prendere aria ma non riusciamo quasi a muoverci. Accusiamo pesantezza alle gambe, senso di vuoto, pensieri disconnessi, torpore... Proviamo a sederci ma la situazione peggiora. Lucrezia tira fuori un pezzo di alluminio con dentro dello zenzero fresco tagliato a julienne. Per un attimo penso che siano gli effetti di questa cena psichedelica e sia convinta di essere Benedetta Parodi, pronta a improvvisare un'insalata new age in mezzo alla strada per un pubblico immaginario. Dice che le serve per digerire e per il momento le credo: mi sembra la più stabile delle tre.
Dopo averci annunciato di avere molti problemi, Viola ci racconta che per digerire, una volta a casa, berrà l'amaro svedese che le ha prescritto un medico (la prossima volta le chiedo il numero di questo medico: sia mai che per la laringite non mi prescriva un mojito al giorno).
Su di me gli spaghetti hanno lasciato danni emotivi permanenti. Mi sento in un mix tra il bambino posseduto del Sesto Senso ("Vedo la gente morta!") e l'eroinomane di Trainspotting. Inizio a pensare che i ricci fossero "tagliati" male. Sono assalita da una malinconia spettrale, una sorta di saudade brasiliana al sapore di mare. Ora capisco cosa prova il tizio della pubblicità che dorme con un cinghiale sullo stomaco.
Ci dirigiamo verso la macchina dopo aver affrontato tutti i grandi temi dell'umanità: il pensiero positivo che inganna l'inconscio, la capacità di assecondare il flusso degli eventi, la limitazione della libertà altrui per un'egoistica affermazione di sé, il controllo sulla semplicità dei pensieri... non è un'uscita di sabato sera: è una riunione di Scientology. Ci salutiamo, sperando di digerire gli spaghetti e la serata. Gli unici ricci che ci concederemo da oggi in poi saranno quelli nei bigodini.
