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| Mariel Klayton, Barbie Serial Killer 7 |
Io avevo, come tutte, un solo Ken, a dir poco imbarazzante. Si chiamava "Ken Romantico Sogno", ma era più uno spiacevole incubo. Ken attualmente ha una mascagna degna di Trump: 25 anni fa aveva i capelli di plastica di due gialli diversi, in un tentativo zoppicante by Mattel di ricreare un visionario effetto 3D. Nello specifico, il mio indossava uno smoking con la giacca bianca glitterata smanicabile, effetto spogliarellista di periferia. Mia mamma, mossa a compassione, mi comprò un vestitino di ricambio: una tuta da pilota di Formula 1 con casco e calzettoni di spugna. Il mio Ken non aveva alternative casual: o Frank Sinatra o Hamilton.
Di Barbie invece ne avevo tantissime, corredate di decine e decine di vestiti e scarpe, pattini, parrucche e tinte scintillanti per capelli, che neanche una drag queen. La mia Barbie faceva una vita semplice, da donna che non deve chiedere mai: gestiva un negozio di fiori, una boutique Benetton, girava in Ferrari o in Vespa, aveva anche un ufficio di non meglio identificata collocazione aziendale, due cavalli, di cui uno rosa sbrillucicante, assolutamente realistico, una casa in campagna, uno chalet in montagna, una piscina attrezzata e una villa fuori città. Credo avesse conti segreti alle Cayman per evitare di pagare le tasse.
Nel 1991 arrivò sotto l'albero di Natale il sogno di ogni bambina: il camper! Peccato che quello originale costasse troppo e i miei mi avessero comprato quello di Tania, una specie di Subaru Baracca verdolino. Tania, cugina brutta e invidiosa di Barbie, era di dimensioni più piccole, quindi le mie Barbie non potevano guidarlo. Risultato? Guidava Skipper, la cugina oca 14enne.
I nostri pomeriggi si aprivano con la fase della scelta dei nomi dei personaggi, che richiedeva dalle 2 alle 3 ore. Nei restanti 40 minuti facevamo succedere la qualunque, ma Ken rivestiva sempre un ruolo marginale: generalmente aspettava Barbie Imprenditrice a casa (o nello chalet), il mio nello specifico con il casco in testa o a torso nudo con il papillon glitterato. Le amiche di Barbie, Midge e Teresa, in genere la aiutavano a gestire le numerose attività commerciali, accettando situazioni lavorative da ispettorato del lavoro. Midge, soprattutto: me la dimenticavo per giorni dentro il negozio di fiori, senza un goccio d'acqua e asfissiata dalle orchidee. Barbie passava solo a riscuotere l'incasso.
Evasioni fiscali, minori alla guida, tresche alla Forrester, furti di vestiti, estorsioni... Non eravamo bambine: eravamo geni della fiction.


