Partiamo da una considerazione: negli anni '90 o ti vestivi da dama, o non eri nessuno. Ecco, io non mi sono mai potuta vestire da dama. Non so se mia madre covasse una silenziosa lotta al capitalismo, un senso anticonformista di rivalsa sul pensiero dominante... fatto sta che io non ho mai potuto ballare alle feste con il cerchio di plastica sul fondo del vestito.
Poi fu la volta di Burda Style, la rivista tedesca di cartamodelli. Ci siamo passati più o meno tutti: "Mamma quest'anno ti fa il vestito dei tuoi sogni!" Forse per gli amici crucchi la parola "Burda" non ha nessun significato particolare, ma a Cagliari il significato è uno ed uno solo: non sei originale, sei un'imitazione a basso costo. Il mio Burda Style 1992 fu un vestito da ballerina spagnola. Ma nessun bambino alle feste lo capiva così mi limitavo a rispondere: "Sono vestita da sposa rossa". L'abito era stato corredato di una maliziosa mascherina che, unita al baffo ombroso, mi conferiva più che altro l'aria di Zorro.
1994: la scuola organizza una festa a tema Alice nel Paese delle Meraviglie. Io e alcune compagne eravamo state insignite del titolo di Margherita del Prato. Mia mamma si offrì di preparare il mio vestito e pensò bene di ingegnare un copricapo formato da un cerchio a cui unire degli enormi petali di carta velina bianca. Mi cadevano sulla faccia e non vedevo nulla. Le mie compagne avrebbero indossato una deliziosa coroncina di margherite, come delle figlie dei fiori in miniatura. L'invidia mi colse e il Signore mi punì (o mi salvò dalla pubblica gogna) con un'influenza fulminante che mi relegò a casa per tutta la settimana.
L'anno dopo ci fu la svolta: "Amore, il vestito sceglilo tu!" Non avevo bisogno di pensarci, volevo essere Minnie! Andammo a comprare la tipica stoffa rossa a pois neri. Mio padre ci intimò di tornare subito al negozio e di cambarla "perché lui sua figlia vestita da milanista non l'avrebbe fatta uscire". Fui l'unica Minnie della storia bianconera. Al momento del trucco mia mamma, che non distingue un mascara da un rossetto, decise di farmi dei baffi alternativi, oltre a quelli grauitamente forniti dal corredo genetico, agli angoli della bocca. Sembravo una nutria senza naso.
I travestimenti degli anni delle medie li ho volutamente rimossi. L'ultima tragedia fu quella della seconda superiore: festa a tema "Cantanti del momento". Peschiamo i bigliettini e a me spetta Shania Twain, nello specifico agghindata come nel video di "That don't impress me much", di cui potete vedere una diapositiva al lato. Tutte cosucce facilmente reperibili nell'armadio di una teen-ager. Il risultato fu deprimente: pantaloni in velluto maculati prestati da una vicina, maglione nero e una borsetta a tracolla tigrata. Più che una diva di MTV sembravo uscita dal Mio grosso grasso matrimonio Gipsy.
In questi ultimi anni mi sono vestita raramente, fingendo scarso interesse per la ricorrenza. In realtà mi porto dietro anni di disagio sociale da cartamodello. Chiedetevi perché gli psicologi lavorano così tanto.

