lunedì 14 giugno 2021

Signora, fa 2 etti e mezzo: lascio?

Che si tratti di pomodori o bresaola, esiste forse una frase più confortante? Quanta speranza in quell'in più non richiesto, che accettiamo di portare a casa pervasi da travolgente ottimismo! "Non mi serve mezzo etto in più di niente, finirà che andrà a male e lo butterò": questo finale triste non è contemplato, ci lasciamo guidare dalla generosità del salumiere/fruttivendolo e accettiamo con euforia, anche (e soprattutto) per non deludere il pubblico in fila dietro di noi, che agita il proprio numerino di carta. Ma se al posto di pomodori/bresaola ci offrissero mezzo etto in più di coraggio/amore/libertà/fiducia/successo da segnare sul conto aperto della vita, reagiremmo con la stesso slancio fiducioso? Quante offerte imperdibili non abbiamo segnato nel volantino delle occasioni personali, lasciandocele sfuggire e magari pagandole a prezzo pieno la settimana successiva? Quel mezzo etto in più di coraggio/amore/libertà/fiducia/successo che non avevamo segnato nel bigliettino delle cose da comprare è quello che speriamo ci venga proposto al momento di prendere una decisione, di dichiararci a qualcuno, di chiudere una storia opprimente, di cambiare lavoro, di decidere di essere felici. Non solo dovremmo imparare ad accettare quella proposta di prosperità inattesa, ma anche a ordinare ciò di cui abbiamo bisogno al supermercato quotidiano della nostra vita, cercando di non dimenticare la lista sul tavolo: "Quattro etti d'amore, grazie", suggerirebbe Chiara Gamberale (Mondadori, 2013).