mercoledì 5 gennaio 2022

Il punteruolo rosso e altre armi di distruzione di massa non vietate ai minori


A volte mi chiedo se noi bambini degli anni Novanta abbiamo frequentato una regolare scuola materna o un campo di addestramento jihadista. Se ripenso agli strumenti mortali che maneggiavamo con totale inconsapevolezza, provo un misto di panico e orgoglio. Abbiamo imparato fin da piccoli a trattare oggetti e materiali pericolosi come i più esperti tecnici nucleari. La vita sarebbe stata dura, lo dovevamo capire subito.

Pensiamo ai lavoretti a tema. Un mese prima della fatidica festività, ci veniva consegnato un punteruolo con cui massacrare un innocente foglio di carta, seguendo un disegno più o meno articolato, a seconda del livello di competenza: cerchio (LEVEL 1: Beginner User), cuore (LEVEL 2: Intermediate User), stella (LEVEL 3: Proficient User). Un punteruolo. Un'arma affilata e letale affidata a quattrenni col moccio al naso. Per salvaguardare il banchetto su cui dovevamo attuare la macumba, veniva messo sotto il foglio un panno di feltro. Non ricordo però che qualcuno ci abbia mai dato dei salvadita o un qualche tipo di protezione, e ancora mi chiedo come abbiamo fatto a non accecare qualche compagnetto, come forma di rancore per una merenda non condivisa. Nessuna ferita di guerra, nessun segno della nostra fedeltà alla Patria di Art Attack. Siamo stati soldati umili e silenziosi, votati a una causa artistica dal discutibile risultato.

Vogliamo parlare della creazione artistica natalizia per eccellenza, la stella di fiammiferi? Il senso, a distanza di oltre trent'anni, mi è ignoto. Una stella ricoperta di fiammiferi su cui si adagiava un bambinello di plastica. Che quando la mostravi a zia Giovannina, fumatrice incallita, ti esplodeva la casa. Brutta, storta, infiammabile: nessuno aveva il coraggio di scalfire la parete per appendere l'esordio artistico dell'infante, quindi quell'oggetto esplosivo restava inerme sulla mensola, pregando di non sfiorare mai una candela.

Maneggiavamo pastelli tossici, bicchieri e piatti di plastica da ritagliare, che diventavano dei coltelli Shogun, DAS con fibra di amianto e cotone idrofilo dal potere soffocante. E siamo sopravvissuti. Magari non benissimo, ma siamo qui.

Oltre ai lavoretti, l'attività più pericolosa resta il finto matrimonio ogni pomeriggio con il compagnetto scelto dalle suore. Le spose-bambine indossavano perfino un asciugamano in testa a mo' di velo. Poi chiediamoci perché ci credevamo al principe azzurro. Bastava un asciugamano. E il punteruolo muto.